...La parola e la dottrina degli uomini hanno stabilito che si deve lasciare soltanto ai vescovi, ai dotti e ai concili il compito di pronunciare giudizi sulle questioni dottrinali. Quanto viene decretato da tali autorità dev’essere ritenuto da tutto il mondo per giusto, e dev’essere accolto come articolo di fede, e vogliono provarlo le loro esaltazioni diuturne del diritto divino del papa. Non si ode quasi altro nei loro discorsi fuor che questo vanto: possedere il potere e il diritto di giudicare ciò che sia cristiano o eretico, e il semplice credente deve aspettare il loro giudizio e attenersi ad esso. Ma questa pretesa, con la quale hanno assillato il mondo intero e che costituisce il loro cavallo di battaglia, contrasta in modo vergognoso e stolto con la legge e la parola di Dio!
Cristo, infatti, sostiene proprio il contrario: toglie ai vescovi, ai dotti e ai concili il diritto e il potere di giudicare della dottrina e lo dà a tutti i cristiani e ad ognuno di essi, dicendo, in Giovanni, X, 14-27: «Le mie pecore conoscono la mia voce». Parimenti: «Le mie pecore non seguono gli stranieri, ma li fuggono, poiché non conoscono la voce degli stranieri». E ancora: «Quanti sono venuti sono ladri e briganti, ma le mie pecore non li hanno ascoltati».
Qui vedi chiaramente chi ha il diritto di giudicare della dottrina. Vescovo, papa, dotti, ognuno ha facoltà d’insegnare, ma le pecore devono giudicare se essi insegnano la parola di Cristo o la parola di stranieri. Mio caro, che cosa possono obiettare quelle bolle d’aria che vanno ripetendo: «Concilia, concilia. Eh, si devono ascoltare i dotti, i vescovi, la moltitudine, si devono rispettare le antiche usanze e abitudini!»? Ma pensi forse che la parola di Dio debba cedere alle antiche usanze, alla consuetudine, ai vescovi? Giammai! Lasciamo perciò che vescovi e concilia decidano quello che vogliono, se la parola di Dio è per noi, essa rimane con noi e non con loro, piaccia loro o meno, e devono cedere dinanzi a noi e obbedire alla nostra parola....