Le valli valdesi nel Settecento
Daniele Tron
II Settecento è un secolo fondamentale per la storia valdese, non per avvenimenti particolarmente gloriosi, ma perché muta profondamente la situazione nelle Valli.
Guerra in Piemonte e rientro dei valdesi
Nel giugno 1690 con la diffusione della notizia del rovesciamento delle alleanze politiche e militari, in Svizzera le famiglie valdesi cominciano ad organizzarsi per il ritorno. Malgrado le pressioni di Amedeo II sui governi stranieri per ritardarne il rientro, i valdesi presto cominciano a partire. Una spedizione di 680 persone lascia il Wúrtenberg nell'agosto del 1690 e arriva nello stesso inverno alle valli. Gruppi minori e famiglie sparse arrivano dalla Svizzera. Nel 1681 quasi la totalità della popolazione è rientrata. Documenti del `98 ci parlano di 7.500 persone insediate, a fronte delle 13.500 di prima dell'esilio, comprese le famiglie di ugonotti che hanno partecipato al rimpatrio dell'89.
Ma la guerra in Piemonte non è finita. Si combatte contro la Francia, nemico non da poco che lascia terra bruciata dovunque passi col suo esercito. La zona di Luserna, teatro di violenti scontri, negli anni '91-'93 viene completamente abbandonata dai suoi abitanti. II '94 e '95 sono anni di terribile carestia. Le carenze alimentari sono drammatiche, i territori selvaggiamente devastati, la povertà dilagante.
Fine delle Comunità riformate in val Chisone e Pragelato
Questo ed altri fattori spingono il duca di Savoia a firmare dopo lunghe trattative una pace separata con il re di Francia, in cui, tra l'altro la Francia cede al Savoia la val Chisone, con la clausola segreta che non si tollerasse popolazione protestante francese sul territorio. Per mantener fede a questoimpegno, ma soprattutto per ridurre il numero di "religionari" sulle sue terre, visto che non gli riusciva di eliminarli del tutto, Amedeo II costringe ad emigrare ogni valdese o ugonotto nato in terra di Francia.
Una prima grossa ondata nel 1698 di circa 3.000 persone emigra verso il Wúrtenberg. Tra questi lo stesso Arnaud, 6 pastori (su 13 delle valli) e altrettanti maestri. Questi erano per la maggior parie cittadini francesi rifugiati nella val Pellice per sfuggire alle persecuzioni in seguito alla Revoca dell'Editto di Nantes e ormai completamente integrati nella popolazione. Seguirà una seconda ondata di un migliaio di persone dal val Pragelato nel 1714. I protestanti della val Chisone e Pragelato, inquadrati nella chiesa ugonotta, ma originari del movimento valdese medievale rappresentavano la quasi totalità della popolazione di quelle valli: erano uno dei punti di maggior concentrazione del protestantesimo su territorio francese. II territorio durante il secolo XVIII verrà totalmente, scrupolosamente cattolicizzato. Questo è un fatto della massima importanza per la storia dei valdesi su territorio sabaudo. La comunità riformata perde il 40% del suo territorio e i valdesi della val Pellice e val S. Martino una formidabile copertura alle spalle che era stata determinante nei momenti difficili sia dal punto di vista militare che di organizzazione della chiesa e della cultura.
I pastori e maestri emigrati a forza verranno rimpiazzati da pastori e maestri svizzeri e per tutto il periodo successivo gli aiuti svizzeri e delle potenze in ascesa Inghilterra e Olanda saranno un fattore indispensabile alla sopravvivenza della popolazione e della chiesa valdese.
Le pressioni inglesi otterranno una sospensione della tasse per gli anni del dopoguerra di grave crisi economica.
Uno speciale sussidio della Regina Maria darà una rendita sufficiente a pagare pastori e maestri valdesi per tutto il secolo.
Strategia sabauda di contenimento
I Savoia per tutto il Settecento, costretti a rinunciare per motivi politici di ordine generale all'annientamento dell'eresia sul loro territorio ricorrono ad una strategia di contenimento
o "ghettizzazione" della comunità valdese che caratterizzerà tutto il secolo, contribuendo al radicale mutamento di condizioni della popolazione valdese rispetto al secolo precedente. Questa strategia avrà due aspetti:
1) l'applicazione puntuale di tutte le leggi (anche precedenti, spesso rimaste solo sulla carta) limitanti la libertà dei valdesi all'interno del territorio;
2) una rigorosa repressione fuori dai limiti del "ghetto";
Nel 1730 questa strategia anti-valdese canonizzata nell' Istruzioni al Senato del Piemonte per l'osservanza degli editti et ordini concernenti i valdesi (il senato era allora la più alta magistratura del regno).
I valdesi si trovano a dover resistere a questo nuovo scontro che ha spostato il gioco dall'annientamento fisico alla pressione politica e psicologica per l'assimilazione (ricordiamo i notevoli vantaggi economici che un valdese acquisiva cattolizzandosi).
Tra il 1737 e il 1740 si potenziano le parrocchie cattoliche della regione, costruendo nuove chiese. La corte sabauda paga la congrua ad ogni curato presente in ogni villaggio valdese anche dove l'unico fedele é rappresentato dalla perpetua.
II "Monte dei prestiti" offre tassi agevolati a chiunque volesse comprare terreni dai valdesi.
Nel 1743 si inaugura in pompa magna a Pinerolo, sotto la protezione regia, la nuova sede dell' "Ospizio dei catecumeni" nel maestoso palazzo costruito allo scopo dall'architetto Vittone. Il compito di quest'istituto è di assistere i giovani e le giovani valdesi convertiti ai cattolicesimo ed istradarli ad un mestiere. L'età in cui i convertiti possono "scegliere" di entrare nell'istituto è di dodici anni per i maschi e dieci per le femmine.
La fama sinistra di quest'istituto deriva dal fatto documentato che spesso vi si tenevano rinchiusi bambini sottratti con la forza alle famiglie.
Nel 1748 si crea il Vescovado di Pinerolo in funzione anti-valdese per pressione delle autorità politiche di casa Savoia.
Risposta valdese alla nuova strategia
Accanto al costante e concreto appoggio del protestantesimo straniero i valdesi elaborano delle forme di resistenza alla ossessiva strategia sabauda. Innanzitutto rafforzano la propria istruzione: con la promozione di scuole primarie per tutti, ma anche favorendo l'accesso a un sempre maggior numero di persone agli studi superiori (attraverso borse di studio nelle scuole protestanti straniere).
Nasce un'elite valdese imprenditoriale che manterrà sempre intensi contatti culturali e commerciali con la borghesia protestante svizzera o olandese che si sta formando con successo in tutta Europa. L'elite valdese apre anche una disponibilità ai prestiti a cattolici bisognosi e questo non certo per ecumenismo ma per scoraggiare interventi esterni di qualsiasi tipo sul proprio territorio.
Occupazione repubblicana francese e napoleonica
Nel 1792 I'esercito francese repubblicano occupa la Savoia ed il Piemonte. Le milizie valdesi partecipano alla difesa dei confini con sentimenti oscillanti tra il lealismo verso i loro regnanti e l'entusiasmo verso le idee rivoluzionarie.
L'occupazione francese crea indubbi vantaggi nelle valli poiché scioglie dai lacci delle leggi sabaude. A differenza del resto del Piemonte dove la popolazione anche in presenza di una elite giacobina rimarrà sottomessa e organizzata da un clero controrivoluzionario, qui non esiste frattura tra elite e popolazione, entrambi favorevoli al nuovo potere.
L'integrazione coi regime napoleonico è completa al punto che il moderatore Peyran diventa funzionario napoleonico, ricoprendo la più alta carica del pinerolese come Sottoprefetto. Sul fronte ecclesiastico vengono cancellati tutti gli ordinamenti precedenti della chiesa valdese (scompare il sinodo, la tavola, ecc.) e create tre concistoriali, sul modello della Chiesa ugonotta francese e il "clero" valdese, equiparato a quello protestante francese, riceve lo stipendio dallo stato.
Nel 1814, al crollo napoleonico si tenta di cancellare tutto e di ripristinare il regime di prima. L'operazione non sarà più possibile. Sebbene si ritorni al potere sabaudo, alcune cose sono irreversibili.
Di questo è simbolo il tempio di S. Giovanni edificato sotto Napoleone, che non viene distrutto, ma solo nascosto dietro un'alta palizzata, in seguito sostituita con un filare di alberi.