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Lago di Ginevra
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Fuga Ugonotti
La religione piange
Balsiglia

Glorioso Rimpatrio

 

Claudio Pasquet

 

 

1686

 

31 gennaio Editto del duca di Savoia Amedeo 11 che ricalca grosso modo la revoca dell'Editto di Nantes dello zio Luigi XIV re di Francia.

 I sudditi della "religione pretesa riformata" devono:

     - tralasciare ogni esercizio di detta religione (culti compresi);

     - demolire tutti i templi o luoghi di adunanze;

     - battezzare e allevare nella religione cattolica tutti i bambini;

     - mandare in esilio tutti i pastori, predicatori, maestri;

     - ecc

Suppliche e delegazioni a corte non ottengono altro risultato che l'arresto di alcuni delegati stessi. Si susseguono varie assemblee nelle valli valdesi per arrivare ad una decisione comune; nel frattempo si sospendono i culti.

3 marzo - Assemblea che decreta che la domenica successiva si tenga il culto in tutte le comunità. I pastori saliranno sul pulpito senza deporre la spada.

24 marzo - Assemblea con la partecipazione di una delegazione dei cantoni protestanti svizzeri che, dopo aver perorato invano la causa presso la corte di Torino, cercano di convincere la popolazione valdese ad emigrare in Svizzera.

2 aprile - Assemblea in cui si verifica una spaccatura: due terzi circa della popolazione si dichiara disposta a partire (tutta la vai Perosa, la vai S. Martino, Villar Pellice, Rorà e una parte di Torre Pellice) mentre un terzo è per la resistenza ad oltranza (Angrogna, Bobbio, S. Giovanni e Torre Pellice)

9 aprile - II duca incalza con un nuovo editto, offrendo l'espatrio come unica alternativa al massacro.

12 aprile - Assemblea a Roccapiatta in cui il pastore Enrico Arnaud assume un ruolo di primo piano incitando con vigore la popolazione a resistere.

14 aprile - Nuova ed ultima assemblea in cui si organizza la difesa: i pastori, benché in disaccordo, decidono di restare e condividere la sorte dei fedeli. Gli svizzeri se ne vanno senza aver ottenuto alcun risultato.

Dal 21 aprile al 15 maggio - 4500 savoiardi e 4000 francesi sotto il comando del generale Catinat attaccando da più parti contemporaneamente hanno facilmente la meglio; si scatenano saccheggi e massacri. Il risultato sono 2000 morti, 1000 cattolizzati, 8000 (o 8500) prigionieri tradotti nelle carceri piemontesi. Solo un gruppo detto degli "Invincibili", eredi spirituali e militari di Gianavello, resistono sulle montagne organizzando sortite ed azioni di disturbo che per vari mesi rendono difficilissimo l'insediamento dei nuovi abitanti cattolici.

Settembre - II duca si trova costretto a scendere a patti coi ribelli concedendo loro di espatriare in Svizzera con le famiglie, armi alla mano: 150 dalla val Pellice, 260 dalla val S. Martino (tra cui 49 Tron dì Massello), partono alla volta di Ginevra. Molti dì loro li ritroveremo in prima linea negli scontri del "Glorioso Rimpatrio".

1687

A un anno dall'eliminazione della popolazione valdese nelle valli, 8000 cattolici circa vi si sono stabiliti allettati da condizioni vantaggiose nell'acquisto delle terre e da ampie esenzioni fiscali. Una parte dei valdesi cattolizzati risiedono ancora sul posto. Altri per ragioni che ci sfuggono sono stati deportati nel vercellese.

Gennaio - Amedeo Il concede ai prigionieri superstiti la scelta tra l'emigrazione in Svizzera e I'insediamento nel vercellese a condizione di una conversione al cattolicesimo.  3770 valdesi prendono la via di Vercelli, 2750 si avviano in 13 colonne a piedi per la vai di Susa alla volta di Ginevra. Ne arriveranno 2450. Questa inattesa "magnanimità" di Amedeo Il si spiega solo con le pressioni diplomatiche dei paesi protestanti con cui il duca ritiene di dover tener aperta la possibilità di alleanze future. In Svizzera i valdesi coltivano tenacemente il sogno del ritorno.

Giugno - Primo tentativo fallito di partenza di un gruppo di valdesi armati.

1688

Secondo tentativo fallito. Gli Svizzeri che li sorprendono sono costretti a fermarli pur comprendendo le loro ragioni (e forse in cuor loro augurandosi di potersi liberare di ospiti tanto scomodi), non si sentono di inasprire i rapporti coi confinanti regno di Francia e ducato di Savoia.

                                                                         1689

Agosto: Il terzo tentativo riuscito è organizzato dal pastore Enrico Arnaud. Fuggito in Svizzera nella primavera dell'86, non appena lo scontro con le truppe ducali si era dimostrato catastrofico, Arnaud comincia presto a muovere i primi passi in vista di un rimpatrio del suo popolo. Due anni prima che Guglielmo III d'Orange diventasse re d'Inghilterra, già Arnaud aveva preso contatto con lui, intuendo, non a torto, che l'avrebbe trovato sensibile alla sorte dei valdesi, per motivi derivanti sia dalla sua profonda fede riformata che da ragioni di natura politica. Sullo scenario europeo Guglielmo sì preparava a diventare l'antagonista numero uno di Luigi XIV (il re Sole) e il simbolo di un'Europa moderna e democratica contro I'oscurantismo assolutista e conservatore egregiamente rappresentato dal re di Francia. Sulla nave con cui Guglielmo si imbarca dall'Olanda alla volta dell'Inghilterra, dove l'attende la corona, sta scritto a grandi lettere "Pro Religione Riformata Pro Libero Parlamento", motto significativo quanto quello del suo antagonista: "I'état c'est moi!". Arnaud aveva capito che ì movimenti delle truppe valdesi potevano avere un peso militare e un valore ideologico, molto maggiore di quanto il loro scarso numero potesse far supporre. Se le istruzioni militari per il "glorioso rimpatrio" saranno fornite dal vecchio Gianavello, non più in grado di seguire l'impresa, il denaro necessario per l'intera spedizione sarà denaro inglese. Sotto il comando dell'ufficiale ugonotto Turel si radunano a Prangin 900 uomini ben armati suddivisi in 20 compagnie: 13 valdesi, 6 ugonotte, 1 di protestanti provenienti da vari paesi. Il comandante di ogni compagnia viene eletto dai soldati stessi. Le compagnie sono formate da uomini provenienti dallo stesso villaggio e ove possibile dallo stesso quartiere. La rapida marcia verso le proprie terre dura solo 9 giorni e si svolge quasi senza colpo ferire attraverso i vari villaggi dalla Savoia col rispetto della persone e delle cose (si paga il cibo necessario alla truppa) prelevando il nobile e il curato del posto come ostaggi fino al paese successivo.

 3 settembre Arrivata quasi al confine delle proprie terre, la spedizione trova l'esercito di casa Savoia schierato ad attenderla. Faticosamente radunatisi, dopo !a dispersione per l'urto dello scontro, si trovano costretti a cambiare itinerario e a percorrere un tratto di suolo francese. A Salbertrand hanno infatti uno scontro durissimo coi dragoni di Francia.

 A costo di gravi perdite il ponte viene attraversato e la faticosa marcia ripresa fino all'arrivo a Prali. Arnaud tiene il primo culto nel tempio di Prali, unico in tutte le valli che era rimasto in piedi neil'86. Da Prali a Bobbio. Qui le truppe, rigorosamente corrette e disciplinate durante tutto il tragitto, si abbandonano per la prima volta al saccheggio. Cedimento dovuto probabilmente al fatto di trovarsi a casa propria dove l'impossessarsi dei beni altrui poteva rappresentare un risarcimento, fatto che non viene però ammesso né giustificato da Arnaud il quale a Sibaud, in un memorabile culto, li richiamerà al senso della loro missione e li farà giurare fedeltà reciproca e unione sino al raggiungimento dell'obiettivo. Dopo un intero inverno di lotta sulle montagne si ritrovano, ridotti dì numero (400) e abbandonati dagli Ugonotti, a far fronte al nemico alla Balsiglia.

1690

Aprile - Il Catinat con 5000 francesi e 400 savoiardi, viene respinto e ricacciato indietro dai valdesi che quasi non hanno perdite. In un secondo attacco i francesi distruggono, con un violento cannoneggiamento, le 17 file di fortificazioni cessando il fuoco solo quando costretti dalla nebbia e dall'imbrunire. Nella notte i valdesi riescono a fuggire miracolosamente all'accerchiamento, e si ritrovano di nuovo fuggiaschi di colle in colle, ormai senza quasi più forze né speranze.

4 giugno - Un messo di casa Savoia li raggiunge ad Angrogna con l'offerta di pace in cambio del loro schieramento accanto all'esercito savoiardo contro i francesi. II duca aveva cambiato il fronte abbandonando la Francia per passare alla Lega Protestante di Augusta. Combatteranno ancora per anni, ma infine le famiglie potranno raggiungerli ed iniziare una volta ancora la ricostruzione della vita sul loro territorio. Riformati valdesi dispersi in tutta Europa li raggiungeranno gradualmente a riprendersi le terre abbandonate.

 

     

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